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Il crollo al cantiere di via Mariti
Firenze, 1 maggio 2025 – Il primo maggio è un giorno speciale per Sarhan e Mohamed Toukabri, una data che segna le loro tradizioni e il legame indissolubile che li univa, nonostante la distanza dalla loro Tunisia. Quest’anno, però, la celebrazione è offuscata da una tragedia. Mohamed non c’è più, vittima del crollo avvenuto nel cantiere di Esselunga in via Mariti lo scorso febbraio. Sarhan vive a Napoli da vent’anni, lavorando in panificio, e oggi si trova a dover affrontare l’assenza del fratello, un uomo che ha dedicato la sua vita alla famiglia, ma che ha trovato la morte mentre lavorava per sostenere i suoi cari.
Un legame spezzato
“Avremmo cucinato insieme e passeggiato per Napoli, parlando dei nostri sogni e dei progetti futuri” racconta Sarhan, il dolore nella voce. Mohamed aveva 54 anni e aveva lasciato la Tunisia da giovane, per cercare un futuro migliore in Italia. La tragedia ha spezzato il legame fraterno, lasciando un vuoto incolmabile. Sarhan ricorda l’ultima conversazione con il fratello, in cui Mohamed esprimeva preoccupazione riguardo alla sicurezza del cantiere. “Sembrava avesse un presentimento”, continua Sarhan, che ora si trova a dover gestire il dolore e le incertezze legate alle indagini sul crollo.
Le indagini in corso
Le autorità stanno indagando sull’incidente e tre persone sono state accusate di concorso in crollo di costruzioni e omicidio colposo plurimo. Tra gli indagati ci sono il progettista della trave, Carlo Melchiorre, il titolare della ditta, Alfonso D’Eugenio, e il professionista che ha approvato il progetto, Marco Passaleva. Secondo le ricostruzioni, il crollo del 16 febbraio è stato causato da errori nei materiali e nella progettazione, portando a una tragedia che ha colpito non solo le famiglie delle vittime, ma tutta la comunità.
La voce delle vittime
Oltre a Mohamed, altre quattro persone hanno perso la vita a causa del crollo: Luigi Coclite, Taoufik Haidar, Mohamed El Ferhane e Bouzekri Rahimi, tutti lavoratori che cercavano di mantenere le loro famiglie. Sarhan, assistito dall’avvocato Giovanni Augello, si trova a dover spiegare ai genitori l’andamento delle indagini, sperando che la giustizia venga fatta rapidamente. “Chi ha sbagliato deve pagare”, afferma con determinazione. Ogni giorno, la domanda che affligge Sarhan e gli altri familiari delle vittime è: “Perché è successo questo?”
Il dolore di una comunità
La comunità di Firenze e le famiglie delle vittime si uniscono nel lutto, ricordando che dietro a ogni nome c’è una storia, un sogno infranto. “Erano solo uomini che lavoravano per le loro famiglie”, dice Sarhan, evidenziando come la tragedia abbia colpito non solo i singoli, ma l’intera società. La ricerca di risposte continua, mentre il ricordo di Mohamed e degli altri rimarrà vivo, un monito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’importanza di proteggere chi lavora per il bene delle proprie famiglie.
Riflessioni finali
Il destino di Mohamed e degli altri lavoratori ci ricorda il valore della vita e l’importanza della sicurezza sul lavoro. Ogni giorno, molti uomini e donne affrontano rischi per garantire un futuro migliore ai propri cari. È fondamentale che le indagini portino a una verità e che le famiglie ottengano giustizia. Sarhan e gli altri familiari delle vittime non chiedono altro che verità e giustizia, affinché tragedie simili non si ripetano mai più.