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La mala del Brenta rappresenta un capitolo oscuro della storia del crimine in Italia, in particolare nel Veneto. Fondata negli anni settanta, questa organizzazione mafiosa ha conosciuto un’espansione significativa, influenzando le dinamiche del crimine organizzato nel nord-est del paese. La sua storia è caratterizzata da alleanze e rivalità, insieme a un’evoluzione costante che ha portato a episodi di violenza e a significativi arresti nel corso degli anni.
Origini e sviluppo dell’organizzazione
Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, il panorama criminale veneto era costituito da bande di piccole e medie dimensioni, impegnate principalmente in atti di microcriminalità. Tuttavia, con il passare del tempo, la situazione ha subito un’evoluzione significativa. Il triangolo Mestre-Padova-Chioggia si è rivelato una zona economicamente depressa, facilitando l’emergere di attività illegali. La città di Venezia, in particolare, ha assistito all’affermazione del contrabbando di sigarette, un’attività che ha anticipato la nascita di una vera e propria organizzazione mafiosa.
Il passaggio dal contrabbando al traffico di droga
A partire dalla metà degli anni settanta, il contrabbando di sigarette ha iniziato a cedere il passo a un traffico più lucrativo: quello della droga. Gruppi criminali hanno cercato di affermarsi nel mercato, dando origine a una rete di alleanze e rivalità. Tra i protagonisti di questo periodo si distingue Felice Maniero, noto come Faccia d’angelo, che ha guidato una banda caratterizzata dalla brutalità e dalla varietà delle sue operazioni, che spaziavano dai sequestri di persona alle rapine.
Il vertice della mala del Brenta
L’affermazione di Maniero ha segnato un cambiamento significativo per l’organizzazione, che ha ampliato i propri interessi verso attività sempre più lucrative. La banda ha iniziato a colpire laboratori orafi, banche e uffici postali, estendendo il proprio controllo su bische clandestine e casinò. Tra gli eventi più eclatanti, si ricorda l’assalto al treno portavalori Venezia-Milano, avvenuto nel 1990, un attacco che ha segnato un punto di non ritorno nella storia della mala del Brenta.
Le alleanze con la mafia siciliana
Negli anni ottanta, l’arrivo di esponenti della mafia siciliana nel Veneto ha complicato ulteriormente il panorama criminale. Figure come Totuccio Contorno e Antonio Fidanzati hanno contribuito a stabilire un legame tra il nord e il sud Italia, dando vita a un gruppo paramafioso che ha influenzato la criminalità locale. Questa sinergia ha determinato un incremento della violenza e una maggiore competizione per il controllo delle rotte del traffico di sostanze stupefacenti.
Declino e arresti
Il declino della mala del Brenta ha avuto inizio negli anni novanta, a seguito dell’arresto di Felice Maniero e della sua decisione di collaborare con la giustizia. Dopo aver trascorso un periodo di detenzione, Maniero ha orchestrato una spettacolare fuga dal carcere di Padova, ma la sua libertà è stata di breve durata. La collaborazione con i magistrati ha rivelato numerosi segreti e ha portato a una serie di arresti significativi all’interno dell’organizzazione.
Le conseguenze legali e la percezione pubblica
Il processo a carico di Maniero e dei suoi collaboratori ha portato a condanne per un totale di oltre 500 anni di carcere. Gli sviluppi legali hanno suscitato grande interesse pubblico, generando dibattiti sulla connivenza tra criminalità e istituzioni. Molti si sono interrogati se l’organizzazione fosse in qualche modo protetta dai servizi segreti, una teoria che Maniero ha sempre negato.
La mala del Brenta ha avuto un impatto significativo sul tessuto sociale ed economico del Veneto. La sua storia rappresenta un monito sulle sfide che la società deve affrontare nella lotta contro la criminalità organizzata. Questo fenomeno complesso e radicato richiede un impegno costante da parte delle istituzioni e della comunità.

