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In occasione della V Giornata di preghiera dedicata alle vittime e ai sopravvissuti agli abusi all’interno della Chiesa, si riflette su un tema di vitale importanza. Questo evento, che si svolge nella suggestiva Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, invita a considerare il dolore di chi ha subito violenze nel luogo che avrebbe dovuto essere un rifugio sicuro.
L’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, sottolinea come la comunità cristiana debba fermarsi a contemplare le ferite inflitte a uomini, donne, e soprattutto bambini, la cui dignità è stata compromessa. È un momento non solo di ricordo, ma di ascolto e responsabilità, volte a garantire una vera conversione nella società.
Il riconoscimento del dolore
Ogni vittima porta con sé cicatrici visibili o invisibili; il loro silenzio è spesso più pesante di qualsiasi parola. È fondamentale che la Chiesa non si tiri indietro nel riconoscere il dolore e il male che sono stati perpetrati al suo interno. Chiedere perdono non è solo un atto formale, ma una necessità profonda per avviare un cammino di guarigione.
La responsabilità della Chiesa
Una Chiesa che ignora chi soffre o evita di affrontare le verità scomode tradisce la propria missione evangelica. È essenziale che la comunità ecclesiale si impegni a costruire una cultura della verità e della trasparenza, capace di proteggere i più vulnerabili. Il nostro impegno deve essere costante e visibile, affinché le vittime sappiano di poter contare su di noi.
Iniziative a sostegno delle vittime
Per affrontare questa sfida, l’Arcidiocesi di Bari-Bitonto ha attivato l’Ufficio per la Tutela dei Minori e degli Adulti Vulnerabili, un servizio che si occupa di ascoltare e accompagnare le vittime. Questo ufficio è un luogo sicuro dove si può ricevere supporto e aiuto, ed è fondamentale che tutti i membri della comunità ne siano a conoscenza e lo sostengano.
La formazione continua
Il personale dell’ufficio è in costante formazione per garantire un ascolto competente e rispettoso. È responsabilità informare le persone su come accedere a questo supporto e promuovere la cultura della prevenzione nelle comunità. Dove c’è coraggio di chiedere aiuto, la Chiesa deve rispondere con discrezione e accoglienza.
Verso una conversione collettiva
La Giornata di preghiera non deve restare un semplice appuntamento annuale, ma deve trasformarsi in un momento di riflessione profonda e di conversione. È necessario concentrare le energie e le preghiere sui più fragili, rendendo le comunità luoghi di vera sicurezza, in grado di custodire la vita e il benessere di tutti.
È fondamentale creare un ambiente in cui l’educazione significhi costruire fiducia, trasparenza e libertà. La missione è chiara: essere un faro di speranza e sostegno per chi porta ferite ancora aperte.
In questa giornata di preghiera, si affida a Gesù, il Buon Pastore, ogni vittima di abusi. Solo Lui può rimettere insieme i cuori spezzati e sanare le ferite. A Maria, Madre della tenerezza, si chiede di guidare nel cammino, affinché la Chiesa diventi sempre più un luogo di libertà e di nuova vita.

