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Quando si parla di Eurovision, si evoca subito un universo di colori, suoni e spettacoli che sfidano ogni logica. La 69ª edizione, tenutasi a Basilea, non ha fatto eccezione. Tra ballerini acrobatici, costumi futuristici e un’abbondanza di glitter, i partecipanti hanno portato sul palco un mix di tradizione e modernità che ha lasciato il pubblico a bocca aperta. D’altronde, chi ha detto che la musica deve essere seria? Qui, il kitsch regna sovrano e ogni performance è un’esplosione di creatività e divertimento.
Gabry Ponte e il suo viaggio musicale
Protagonista indiscusso della serata è stato Gabry Ponte, ex membro degli Eiffel 65, che ha rappresentato San Marino. Con il suo brano “Tutta l’Italia”, ha trasformato la St. Jakobshalle in una vera e propria discoteca, trasportando tutti in un’atmosfera di festa e nostalgia. La sua esibizione, che mescola suoni di Sanremo con le vibrazioni della Riviera romagnola, ha fatto ballare anche i più morigerati svizzeri. Il ritmo martellante e il testo giocoso hanno creato una connessione immediata con il pubblico, creando un momento di pura euforia. Ricordo ancora il momento in cui tutti si sono alzati in piedi, cantando e ballando come se non ci fosse un domani… un vero trionfo!
Lucio Corsi: una voce fuori dal coro
In un contesto così frizzante, Lucio Corsi ha portato un tocco di classe. La sua performance, sebbene fuori concorso, ha catturato l’attenzione per il suo stile inconfondibile. Con “Volevo essere un duro”, ha dimostrato che anche in mezzo a glitter e luci sfavillanti, c’è spazio per la sostanza. Certo, il suo look un po’ retro e il suono ricercato sembravano discostarsi dalla baraonda circostante, ma proprio per questo hanno rappresentato un momento di respiro in una serata altrimenti travolgente. Un artista che sa come farsi notare, anche se non sempre nel modo giusto.
Le sorprese dall’estero: Ucraina e Portogallo
Non si può parlare di Eurovision senza menzionare le sorprese internazionali. L’Ucraina ha colpito con “Bird of Pray”, una performance che ricorda i glam rock degli anni ’70, portando sul palco un mix di energia e stile. Il ritornello accattivante ha fatto sì che il pubblico si lasciasse trasportare dalla musica, mentre i costumi stravaganti hanno catturato l’occhio di tutti. E poi c’è stata la canzone del Portogallo, “Deslocado”, che ha portato un pizzico di nostalgia in una serata altrimenti dominata da ritmi moderni. Un bel contrasto che ha dimostrato come il festival sappia abbracciare diverse culture musicali.
Espresso Cash: un caffè indigesto?
Tommy Cash, con la sua esibizione dal titolo “Espresso Macchiato”, ha suscitato reazioni contrastanti. Sembra un mix tra Elio e le Storie Tese e Checco Zalone, con una dose di ironia che ha funzionato, ma non sempre ha colpito nel segno. La sua performance, ricca di cliché e riferimenti alla cultura italiana, ha divertito ma ha anche deluso le aspettative di chi sperava di vedere qualcosa di più originale. A volte, si può avere l’impressione che l’arte possa diventare un po’ troppo… prevedibile.
Il tributo kitsch alla Svizzera
Uno dei momenti più imbarazzanti della serata è stato senza dubbio il tributo alla nazione ospitante. Tra cioccolatini volanti e ballerini in costume, si è creata un’atmosfera che sembrava più una pubblicità che un omaggio. Personalmente, ho trovato la situazione surreale, quasi un sogno bizzarro. Certo, l’intento era lodevole, ma il risultato… beh, lasciamo a ciascuno il proprio giudizio.
Finale surreale in arrivo
Con nomi come Norvegia, Polonia e Svezia che avanzano, la finale di sabato si preannuncia come un evento da non perdere. Gabry Ponte avrà la possibilità di far ballare ancora, mentre i colpi di scena non mancheranno. D’altronde, se l’Europa deve essere unita dalla musica, le aspettative sono alte e le sorprese sono assicurate. Chi sarà il vincitore? Solo il tempo lo dirà, ma una cosa è certa: l’Eurovision 2025 ha già lasciato il segno.